Questa è una storia che vale la pena raccontare e leggere.
Il 5 marzo del 1998 nasce a Damasco YUSRA MARDINI. Yusra cresce nella capitale siriana, seconda di tre sorelle, insieme alla sua famiglia, e pratica il nuoto così come il padre e la sorella maggiore Sarah.
Yusra se la cava bene ed arriva anche a rappresentare il suo Paese in occasione dei Mondiali in vasca corta del 2012, che si svolgono a Istanbul: 68esima nei 200 stile in 2’19”10.
Ma nel 2012 la Siria cade nell’incubo della guerra civile, e tutto a Damasco diventa più difficile. Per esempio continuare a nuotare: la piscina frequentata dai Mardini viene distrutta dai bombardamenti. La stessa sorte capita alla loro casa e, come molti loro conterranei, i Mardini rimangono senza nulla. Il futuro non esiste più, perlomeno così come lo avevano immaginato.
Ed allora l’unica soluzione da intraprendere è la fuga. Yusra e le sue sorelle si mettono in viaggio senza i genitori, nell’estate del 2015, e dopo un mese di cammino arrivano alle coste della Turchia. Qui incontrano gli scafisti e decidono di pagare per salire su una nave che avrebbe dovuto portarle a Smirne, in Grecia. Le autorità elleniche intercettano l’imbarcazione e le sorelle Mardini vengono riportate in Turchia.
Quando la speranza sembra essere svanita, subentra la disperazione. In agosto riprovano il viaggio in mare, stavolta a bordo di un gommone, verso l’isola di Lesbo. Il gommone imbarca acqua perché troppo carico ed i profughi sono costretti a buttare a mare le valigie. Yusra, insieme a Sarah ed un’altra ragazza, si mettono in acqua e trascinano per più di tre ore il gommone, fino ad arrivare alla costa.
Il più sembrerebbe fatto: manca soltanto un altro mese di cammino per superare i Balcani, attraversando Macedonia, Serbia, Ungheria ed Austria, prima di giungere a Berlino. Qui Yusra e Sarah si stabiliscono, insieme ai genitori che nel frattempo sono riusciti a raggiungerle, in un centro accoglienza che si trova a pochi passi da un impianto natatorio, costruito in occasione dei Giochi del 1936.
È l’occasione per riappropriarsi del proprio sogno: Yusra viene notata dal tecnico Sven Spannekrebs che la allena fino a farla scegliere come rappresentante della squadra degli Atleti Olimpici Rifugiati. Il sogno di partecipare ad un’Olimpiade si avvera a Rio 2016: Yusra è portabandiera della rappresentativa e partecipa ai 100 farfalla (1’09”21) e Sven dichiara di non aver mai visto nessuno migliorare così in fretta.
Oggi il volto sorridente di Yusra è l’immagine di tutti gli atleti Rifugiati ma anche di tutti i ragazzi con un sogno che sembra irrealizzabile: oggi compie 20 anni e sta già pensando a Tokyo 2020.